Il Drago Alato di Vaia

by Stefania
Drago di Vaia Foto di Andreas Tamanini

Lavarone ha un nuovo re, un Drago alato che domina la vallata, con lo sguardo rivolto al futuro, uno sguardo fiero e consapevole della ricchezza del territorio che domina.

Questo è quello che ho pensato quando sono andata a visitare il Drago, questa spettacolare opera d’arte, nelle sue prime settimane di vita pubblica, quando ancora non era conosciuto ai più.

Come sempre ho voluto saperne qualcosa di più di quest’opera e sono riuscita a contattate il creatore, il padre del drago: Marco Martalar.

Ma vediamolo più da vicino.

Marco Martalar ha un esperienza decennale nel campo della scultura, curatore e ideatore del Parco Arte e Natura Selvart non è un uomo che tiene le mani in tasca, gli piace sperimentare, provare tecniche nuove e innovarsi.

Il suo debutto sotto i riflettori lo abbiamo con l’opera Leone Alato, creato con 1500 schegge di alberi schiantati con la tempesta Vaia. Voluto alla mostra di Venezia come ospite nell’area giardini, il cucciolo alato di 350 kg è stato trasportato nella città cosmopolita come simbolo di rinascita di un territorio. L’opera infatti è strettamente legata a boschi e montagne ma anche a Venezia creando un legame solido che esiste fin dai tempi antichi: quello del legname veneto utilizzato per la nascita e la costruzione di Venezia ai suoi arbori.

Il leone di 3 metri per 5 è poi tornato nella sua terra natia dove ora può essere ammirato in tutta la sua magnificenza.

Ma non è l’unica opera che lega Marco Martalar a Venezia. Poco dopo il leone alato, Marco, inizia un progetto audace sia per dimensioni ma anche per il luogo alquanto insolito.

Nasce così La Custode, un’opera che rappresenta una donna seduta in riva al mare che scruta l’orizzonte. Siamo a Venezia, sull’isola di Certosa per la precisione.

Questa donna è alta 3 metri e per la sua costruzione sono stati utilizzati materiali dismessi, raccimolati nell’isoletta. I capelli, per esempio, sono stati creati con vecchie cime dismesse dei vaporetti, il legname è quello di scarto, di potatura accumulato negli anni.

Il Drago Alato di Vaia

Ho chiesto a Marco da cosa prende spunto per le sue creazioni e lui mi ha risposto che ” ognuno ha una storia a sè, ma il filo conduttore è il legame, il rapporto che unisce l’uomo e la natura è spesso distaccato, come se seguisse due binari, mentre in relatà uomo e natura sono la stessa cosa”.

Un’altro leone alato è stato costruito in Finlandia e l’artista mi ha spiegato che li si è fatto portare delle radici, che li usano nelle caldaie, il reciclo sembra essere alla base di questi progetti che vengono creati con amore e dedizione dallo stesso Marco.

Ma veniamo al nostro Drago Alato di Vaia, ormai diventato il drago più paparazzato dell’inverno!

Marco dice che “ l’ispirazione è arrivata con Vaia, il mio obiettivo era quello di dare una seconda vita agli arbusti caduti” e così ha fatto, ha creato un Drago alto 6 metri e lungo 7 che domina la vallata e che di certo non sfugge anche ad uno sguardo poco attento.

Il Drago doveva entrare a far parte di un percorso tematico che vedrà la luce nei primi mesi del prossimo anno ma la sua fama lo ha preceduto e la zona è un pellegrinaggio continuo di curiosi, fotografi e creativi.

Il percorso vedrà una percorrenza di 3,5 km circa tra il drago alato, Lavarone e Grilland e punterà alla valorizzazione della natura della zona e la necessità di rispettarla.

Incuriosita sempre più da queste opere scultoree ho chiesto a Marco se avesse un aneddoto particolare legato alle sue opere da raccontarmi e lui mi ha semplicemente detto che “loro sono ovunque li nel bosco. A volte ho come una sensazione, come se fossero degli esseri, delle creature che sono vive, come se non fossi io ad averle create ma qualcosa o qualcuno di più grande, di più importante. Alla fine mi vien così facile che non credo sia mia questa cosa del creare. Io non ho fatto scuole, non ho studiato arte, sono solo stato stregato da ragazzo“.

Il mio incontro con il Drago Alato di Vaia

You may also like